BIOGRAFIA ROBERTO BOSCO
Sono nato l’8 luglio 1951. Segno del cancro. Instabilità emotiva. Insofferenza. Tenerezza. Costante giramento di coglioni. Un insistente sguardo sul passato e indifferenza cronica per il futuro. Profondo senso del nulla diluito in un mare di sentimenti battuti testardamente da venti contrari e … disarmanti bonacce.
“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” e poi si afferma che la vita sia un miracolo e, di seguito, perle su perle di banalità che formano collane al collo fino a non farti più respirare. Questo tanto per dire, per “biografarmi”, per accendere un fiammifero in una lunga notte senza luna e senza stelle.
Fatti, accadimenti, parole su parole per costruire un profilo umano e “professionale” per sua intima natura presupponente e falso come può esserlo qualsiasi paradigma nel quale galleggia anemico e sfuggente ciò che si reputa vero.
Elementari. Medie. Università e una laurea in Lettere. Il “divertimento” della scrittura. Il “gioco” della pittura. Una lunga serie di drammi radiofonici per la RAI. Qualche regia. Romanzi e sceneggiature dimenticate in un cassetto per ovvie circostanze. E la pittura, la ricerca immotivata di forme, colori che sembrano fluttuare inerti sul Kaos che ci stringe da ogni parte: … inesorabile, permanente, irragionevole, ribollente come lava che ingoia, rutta, sfavilla e si pietrifica.
Pennelli, spatole, segni e tracce sgocciolanti di olio, acrilico, acqua, acquaragia e trementina che casualmente si tramutano in facce vuote, mani, città tutte uguali:… stesse prospettive, stesso grigiore in alto come in basso, a destra come a sinistra. Squallide uniformità. Macchie. Sporcizie volute e casuali. Approssimazioni dettate da una mano che corre veloce sulla tela cercando di dare un’immagine compiuta di ciò che appare davanti agli occhi, alla mente … e che non è. Irrealtà che vorrebbe diventare realtà. Costruzioni oniriche e fallaci tagliate, senza garbo, da perimetri prestabiliti e arbitrari. E visi, corpi che si cancellano da soli perché non possono essere, non possono esistere, non possono giustificare alcuna identità. Forse, cazzeggiando un po’, potrebbero stare ancora nella testa di un Dio sconosciuto, assente, irriducibilmente refrattario che gioca diabolicamente con l’assurdo che permea l’universo da cima a fondo, dall’inizio alla fine. E l’artista? … Chi è l’artista? … “uno” che mostra i suoi aborti, le mercanzie, le acrobazie infelici di una mente spappolata dalla presupposta oggettività tesa al risciacquo, alla super stiratura della sua immagine forgiata sui bla-bla. E allora mostre, viaggi, incontri e “sublimi” attese di un gallerista giusto e potente che ti infili nel mercato che conta. E ancora bla-bla, masturbazioni di ogni tipo, coiti platonici, femmine e maschi che ti stanno addosso, intorno, in ordine sparso volendo credere ad ogni costo che dietro le tue tele ci sia un abisso in cui notare … a tempo pieno, a medio raggio, a lungo raggio, insomma come vorrebbero loro. Ma dietro le tele c’è soltanto un telaio … un insignificante telaio e l’artista, a differenza di altri, è semplicemente un povero essere capace di avvertire distintamente il rombo della tempesta dietro il suo culo e dire candidamente non è niente … è una cosa normale e continua a camminare senza aver mai saputo dove andare.
Roberto Bosco